Alcune recensioni da segnalare

 

 

Carmelo Modica dipinge contratti che sono improntati a delicatezza. La sua maniera gentile di accostare tanto gli oggetti quanto le persone colpisce subito. E’ come se la mitezza fosse connaturata alla sua mano. Ma le persone miti sanno anche essere ferme e solide, quando occorre. Senza ombra di aggressività, però. E si trovano infatti, in alcuni quadri di Carmelo Modica, non sono superfici sfumate, ma anche contorni decisdi; persino duri. Questo doppio registro di mitezza e fermezza, a seconda del soggetto della tela, mi pare restituire buona parte dello charme del suo “segno”.
I colori più amati ruotano attorno al marrone, indagato in tutte le sue sfumature. Ma Carmelo Modica si congede anche tinte brillanti e persino squillanti, se si tratta di giovani donne o di uno squarcio aperto su madre natura. Se il marrone è messo quasi sempre al servizio della solidità dell’impianto figurativo, i colori squillanti stanno per lo più dalla parte della grazia. L’effetto complessivo sull’occhio, quando si realizza, è illuminante.
Carmelo Modica è anche sedotto dalla musica. Ritrae volentieri il pianoforte o il violino. Ci sono, certo, pure i musicisti accanto agli strumenti musicali, ma gli strumenti sembrano più importanti d’ogni altra cosa. Troneggiano. Forse perchè consentono il dispiegamento di un maggiore rigore geometrico delle linee che li ritraggono.
La geometria è una delle cifre della sua pittura. Sono geometrizzate non solo le immaggini delle cose, ma anche delle figure umane, fino ai nudi di donna. La geometria di solito è sinonimo di ordine e di compostezza. E Carmelo Modica è ordinato e composto nell’assegnare i ruoli e gli spazi. In ogni caso, l’insistenza sulla geometria conferisce un certo tocco “costruttivo” alle atmosfere evocate. A meno che non si vada al ritratto. Allora, la geometria cede il passo alla sinuosità, al gioco della luce e alla rappresentazione dell’interiorità. Alcune figure specialmente al femminile, anno questo fascino discreto e costituiscono una lettura dell’altra metà del cielo alquanto raffinata.
Sulla sua percezione della luce il discorso è piuttosto intrigante. La luce, intanto, è distribuita quasi sempre dalle sfumature del marrone. A volte essa è abbagliante come nelle estati siciliani, a volte è appena presente. Quanto basta stagliare oggetti e figure, che contiene come in un grembo. La luce per un pittore è tutto o quasi. Carmelo Modica l’ha studiata con passione e l’ha usata con discrezione. Due virtù che non sempre si danno la voce.
Come non sempre si danno la voce da noi in paese quelli che dipingono e quelli che dovrebbero fare rete attorno, per sostenere un’attività spirituale, che arricchisce sempre chi vi si accosta. Per questo tutti dobbiamo essere grati a quelli, come Carmelo Modica (e altri con lui), che hanno il coraggio di lavorare anche in solitudine. C’è da sperare che la loro fatica, moltiplicata spesso da una certa indifferenza, trovi lo stesso una via per diffondere le note della bellezza, nonostante le distrazioni della quotidianità affaccendata.

 

 

Il mio non vuole certamente essere un giudzio tecnico sulle capacità pittoriche di Carmelo Modica, poichè io sono soltanto un amante delle suen opere e non un critico d’arte. E’ una testimonianza di un amico. E’ la grata riconoscenza di un prete che lo ha visto sempre disponibile, sempre vicino, e ha potuto godere della sua amicizia e di alcuni frutti del suo ingegno.
Per tanti anni ho pregato davanti a un crocifisso in ferro, appeso sulla parete sovrastante l’altare della antica chiesa di S.Caterina. Era il primo dono dell’allora giovanissimo Carmelo alla parrocchia di recente istituzione. Poi ci siamo insieme trasferiti nella nuova chiesa e Carmelo ha sposato in pieno il progetto della sua decorazione artistica. Essa è tutta impregnata del suo estro: dal mosaico raffigurante il bozzetto giovanneo della Madre e il discepolo sotto la croce del Cristo, alla grande vetrata del prospetto della chiesa rappresentante le Nozze di Cana e a quelle laterali con oggetto la figura di Caterina da Siena, tutto parla di lui, della sua appassionata fede, della calda poesia della sua arte.
Da semplice ammiratore, sono particolarmente affascinato dai colori tenui e delicati del mosaico, dalle linee nitide e pure delle vetrate, sopratutto di quella raffigurante Caterina nel gesto di regalare il suo mantello a un povero. Ma anche Carmelo ha inteso regalare a noi tanto del suo tempo e della sua vita. E questo non mi ha affascinato di meno.

 

 

...Carmelo Modica un pittore che procede alla maniera degli antichi: sottolinea cioè come l’arte può in questo processo superare la natura concedendosi la possibilità di cogliere, attraverso i particolari dei paesaggi rappresentati, l’universalità dei sentimenti che li avvolgono.
...siamo coinvolti emotivamente e trasportati attraverso luoghi che riconosciamo, in una dimensione di rasserenamento delle passioni, prodotta proprio dalla poesia di questa pittura. Non solo i soggetti, ma anche i colori contribuiscono a rendere questo effetto: sono colori caldi ma non violenti, anzi, spesso languidi; quando poi si tratta di acquerelli che si sfumano fino a diventare come vapore e poi bianco; allora rimane indefinito il limite tra foglio e colore.

 

 

NEL SEGNO DI ARETUSA

Il Canto d'Alfeo da cui trae ispirazione questa pregevole cartella di incisioni è una poesia d'amore che scorre nelle vene dell'Olimpo e raggiunge, dopo un viaggio segreto negli abissi marini, la dolce Aretusa, qui a Siracusa, oltre l'onda che accarezza l'isolotto di Ortigia, nella casa di Artemide
L'autore è Corrado Di Pietro, poeta appassionato, cantore siculo di un amore antico, amore che è sogno di unione tra civiltà sorelle, tra città greche e colonie di Sicilia.
I corifei d'eccezione sono i migliori artisti del pennello del comprensorio aretuseo: Francesco Bertrand, Angelo Cassia, Angelo Cortese, Sebastiano Italia, Vittorio Lucca, Carmelo Modica, Paolo Morando, Oreste Puzzo e Filippo Sgarlata.
Al loro segno è stato affidato di raccontare dei baci e delle carezze, degli abbracci e dei palpiti del cuore del giovane Alfeo.

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Francesco Bertrand, con le sue linee nette e decise, racconta di Aretusa che dorme accanto alla sua fonte. Il sogno che colora la sua notte serena è la visione metafisica della sorgente che sgorga in Ortigia.
Angelo Cassia coglie Alfeo nell'atto di possedere la ninfa. Nella morsa stretta della carne, la terra e il mare, i papiri e i delfini, si intrecciano con segni avvolgenti, fitti e veloci.
Angelo Cortese immerge Aretusa nelle acque del suo rifugio, sotto la terra felice della campagna iblea. Le sembianze sono le stesse che gli antichi scultori incisero nelle medaglie d'argento, i luoghi sono quelli in cui i greci di Archia decisero di concludere l'avventura del viaggio verso occidente.
Nell'incisione di Sebastiano Italia, Aretusa si fa farfalla cu li veli scioti e vola nel polline leggero della flora, in una luce di magico splendore che fa emrgere la ninfa tra ricami e fogliame.
Vittorio Lucca, con il segno netto degli incisori antichi, coglie Aretusa nel momento in cui scopre, impaurita, che Alfeo le si accosta. Cerca riparo aggrappandosi al tronco di un salice ma... di luce, d'amore, di conquista sicura parla ormai tutta la scena.
Carmelo Modica disegna Alfeo che si tuffa nel tunnel d'acqua del Mediterraneo per cercare la ninfa amata. Lei riposa sugli scogli dell'isola di Ortigia e attende curiosa lo svolgersi degli eventi.
Paolo Morando, con il suo segno sottile e sensuale, disegna i due amanti in un abbraccio tenero, sotto il vigile sguardo di un dio che scioglierà nell'acqua ogni vena di passione.
Oreste Puzzo riporta l'incontro di Alfeo e Aretusa in uno scenario primordiale, in un Eden in cui la vita si manifesta e si agita nella infinita varietà di forme. Aretusa, bella come un marmo antico, è l'espressionepiù alta di tanta vita e per essa il giovane Alfeo si consuma e si scioglie.
Filippo Sgarlata, seguendo la pista poetica di Di Pietro, disegna un uccello che cerca il nido tra le fronde fitte di un monumentale albero della campagna iblea. È Alfeo? È una creatura innamorata? Di certo rappresenta il volo, il sogno di libertà e di amore che da sempre abita nel cuore degli uomini.

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